L'Italia unita - Attività economiche e produttive - Industria - Pozzuoli e Bagnoli

Siderurgia e metalmeccanica nell’area flegrea

La metalmeccanica a Pozzuoli
L’industrializzazione di Pozzuoli, una cittadina dedita prima esclusivamente all’agricoltura e alla pesca, comincia negli anni ottanta del XIX secolo con un intervento esterno: la fondazione da parte inglese della grande fabbrica di cannoni Armstrong, installata su di un’area di 250.000 mq lungo la costa (per un chilometro e mezzo di lunghez­za), concessa dal comune di Pozzuoli. Nel giro di alcuni anni la Armstrong, con officine che occupano 50.000 mq ed oltre 1.000 operai, diviene la maggiore fabbrica italiana di cannoni.
All’inizio del Novecento abbina alla lavorazione meccanica quella siderurgica e si espande notevolmente fino a raggiungere i 4.000 dipendenti nel 1911. La collocazione sul mare è ideale: un grande pontile lungo 200 metri, fornito di binari ferroviari (tutta la fabbrica è percorsa da linee interne per sette chilometri), consente l’approdo delle navi da carico che portano il carbone e il minerale ferroso e delle grandi navi da guerra, in cui vengono imbarcati i cannoni. Nel corso della prima guerra mondiale ha naturalmente una grande espansione produttiva, a cui seguirà un’inevitabile crisi dopo il 1919, a causa della fine dell’economia di guerra, che provocherà il passaggio nel 1929 al gruppo Ansaldo.

Ilva, Bagnoli (NA)
Tratta da: Augusto Vitale, Napoli e l'industria 1840-1990, Camera di Commercio di Napoli,
Collana Studi per il Mezzogiorno

L’Ilva di Bagnoli
La maggiore beneficiaria del pacchetto di agevolazioni concesse dalla legge speciale 1904 fu l’enorme fabbrica costruita dalla Società Anonima Ilva, chiamata così dal nome latino dell’isola d’Elba, che – come previsto dalla legge –  beneficiava di una imponente riserva di minerale di ferro italiano e poteva beneficiare delle esenzioni fiscali e doganali previste per le aziende di nuova costituzione (nel complesso godrà di esenzioni per oltre 7 milioni di lire). La società fu costituita a Genova nel 1905 da alcune aziende siderurgiche liguri, dalla Terni, maggiore impresa italiana del settore e dalla società mineraria e siderurgica Elba e divenne presto una delle maggiori società metallurgiche italiane.
I primi impianti furono costruiti nel 1907-8; quindi tra il 1910 ed il 1911 entrarono in funzione la prima batteria a coke e il primo altofor­no, poi altri due altiforni da 250 tonnellate e quattro e poi otto forni Martin da 50 tonnellate. Meno di quanto previsto in partenza e ciò alla fine si rivelerà un bene, perché uno dei problemi dell’Ilva sarà presto il collocamento sul mercato della produzione. La superficie complessiva dello stabilimento raggiungeva 1.200.000 mq., oltre quattro volte di più dell’Armstrong di Pozzuoli, che fino ad allora era stato il più grande stabilimento della Campania. Alto era il livello tecnologico ed ele­vata la concentrazione operaia: già all'i­nizio assorbiva circa 2.000 operai.

La fabbrica di Bagnoli si affermò quindi come uno dei due centri siderurgici italiani a ciclo integrale (l’altro era quello di Piombino, di fronte all’isola d’Elba), dove avvenivano tutte e tre le principali fasi di lavorazione della siderurgia: la fusione del minerale, l’affinazione della ghisa, la laminazione. Quest’ultima fase era però praticata in modo limitato: mentre la gamma della produzione di grossi profilati era ampia, quella dei piccoli e medi profilati era assai ridotta. Era un limite importante, perché si abbinava con i problemi congiunturali di tutta la siderurgia italiana successiva alla crisi del 1907: capitali azionari insufficienti e forte indebitamento bancario, ridotte capacità di assorbimento del mercato interno, grande concorrenza dell’industria tedesca, che effettuava anche operazioni di dumping. Nel 1911 l’Ilva assorbì le Ferriere del Vesuvio, lo stabilimento siderurgico di Torre Annunziata, già di vaste dimensioni, che da qualche tempo si muoveva nell’orbita della Terni. La produzione dell’Ilva, destinata prevalentemente all’industria metalmeccanica e cantieristica, fu ulteriormente aumentata e più facilmente collocata durante la guerra di Libia del 1912 e la prima guerra mondiale. Nel 1916 gli stabilimenti di Bagnoli e Torre Annunziata produrranno assieme circa il 15% dell’acciaio italiano. I livelli raggiunti, di 143.000 t. di ghisa e 170.000 di acciaio, saranno superati solo alcuni decenni più tardi, nella seconda metà degli anni Trenta per la ghisa e dopo la seconda guerra mondiale per l’acciaio.

Silvio de Majo

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