L'Italia unita - Attività economiche e produttive - Agricoltura
L’agricoltura della provincia negli atti dell’Inchiesta agraria del 1882.

«La provincia di Napoli, tanto piccola di estensione, può dirsi un cosmos, tante e sì svariate sono le colture che vi si fanno, e così tra loro diverse per carattere e per bisogni climatologici. Dal faggio che veste le balze elevate del monte Sant'Angelo, agli aranci di Sorrento, al cactus opuntia ed al carrubo, tutta la scala intermedia delle altre colture ritrovasi nella provincia, e può dirsi senza eccezione veruna. Volere pertanto indicare le zone agrarie, nelle quali la provincia può suddividersi, non è cosa facile, quando non si voglia dire che tutte le zone agrarie vi sin ritrovano. Però, dovendo caratterizzare la fisionomia agricola della contrada per quei caratteri che la contraddistinguono, è mestieri far precedere una osservazione.

Luigi Volpi, L’agrumeto, 1995, olio su tela, mm 500 x 600, collezione privata.

In questa provincia, bagnata per lungo tratto dal mare, havvi la più popolosa città d'Italia, capitale già di un Regno, e ricca perciò di quella opulenza artificiale propria delle città che sono la sede del Governo, tanto più che il Governo di allora accentrava quanto più poteva nella capitale e teneva ad ingrandire la testa del Regno a spesa delle altre membra. Questo grandioso e non povero centro di consumazione ha, pei suoi bisogni, impresso all'agricoltura delle circostanti terre, un carattere speciale, dappoiché ha determinato quasi la estensione e la intensità di ciascuna coltura, tutt'i coltivatori non avendo avuto altro scopo nella loro industria che la conquista del mercato di Napoli. Così il gusto di un mezzo milione di cittadini ed il loro modo di vittuazione hanno per così dire creata l'agricoltura locale.

Volendo nonpertanto dare un'idea anche sommaria della distribuzione delle varie colture e della estensione di esse, si possono suddividere nel modo seguente, cominciando dai piani più bassi: 

1. Coltura degli orti principalmente presso Napoli, lungo il litorale di levante, nei piani fra Boscoreale e Castellammare, nei terreni più bassi dell'isola d'Ischia ed in altre località di poco conto presso i paesi della provincia. Detta coltura è irrigua.

2. Coltura erbacea poco estesa nel circondario di Caloria. Predomina la coltivazione del grano, del granturco, della canapa, del lino e delle fave.

3. Coltura mista, con pioppi e viti a filari, trovasi nel circondario di Casoria e nelle terre basse ad occidente di Napoli. Predominano le medesime colture erbacee indicate nel numero precedente.

4. Coltura mista di alberi fruttiferi, viti e piante erbacee, fra le quali primeggiano le civaie e le piante da minestra. Tutte le colline che circondano Napoli sono così coltivate. Le colline poi di Pozzuoli, d'Ischia e le terre a mezza costa del Vesuvio, invece delle piante da minestra, hanno civaie e qualche pianta da condimento, come il solanum lycopersicum a frutto allungato, che prospera bene nelle terre non irrigue.

5. Vigneti con colture da sovescio; sono così coltivate alcune terre vesuviane più elevate, parte della collina di Posillipo e molte terre dell'isola d'Ischia.

6. Uliveti, nel circondario di Castellammare.

7. Aranceti, nel medesimo circondario, a Miliscola, nel circondario di Pozzuoli e nei giardini della capitale.

8. Pometo poco esteso in tenimento di Agerola.

9. Castagneto ceduo, sui Camaldoli, sui monti di Gragnano e di Castellammare, sul monte Somma e sul monte Tifeo.

10. Bosco di alto fusto sul monte Sant'Angelo.

11. Prati naturali sui monti del circondario di Castellammare non occupati da selve cedue o da fustaie»

Silvio de Majo


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