Il Regno delle Due Sicilie

Dal rientro dei Borboni alla fine del regno

Ferdinando I di Borbone

1815-1830
Con la Convenzione di Casalanza del 20 maggio 1815 i Borboni tornano sul trono di Napoli, dopo la sconfitta di Gioacchino Murat da parte dell’Austria nella battaglia di Tolentino.  Il Congresso di Vienna sancisce i diritti della dinastia. Le frontiere del Regno sono delimitate a Nord,  col solo confinante Stato pontificio, dalla Selva di Terracina, dalle Paludi Pontine, dal Liri, dall’Appennino e dal Tronto. La superficie del Regno  è di circa 100.000 chiLometri quadrati, di cui 26.000 in Sicilia.
 Il sovrano, che prende il titolo di Ferdinando I, re del Regno delle Due Sicilie, si impegna a perdonare i sudditi che avevano collaborato con i sovrani napoleonici,  e a dimenticare il passato. L’opera di modernizzazione istituzionale attuata nel Decennio non viene annullata ma è recepita nel “Quinquennio” 1815-1820  sulla base di un accordo politico-diplomatico con l’Austria che condiziona tutta la vita della Restaurazione  e degli anni successivi. La politica dell’ “amalgama”, di moderazione verso gli esponenti murattiani e di accettazione delle istituzioni napoleoniche, attuata su suggerimento di Luigi de’ Medici, non elimina il malcontento per la mancanza di una Costituzione e non impedisce il diffondersi di società segrete, soprattutto della Carboneria.
Nel luglio 1820 infatti a Nola la congiura militare di Giuseppe Silvati e Nicola Morelli costringe Ferdinando I a concedere la Costituzione spagnola del 1812, con un’azione contraria agli accordi del congresso di Vienna e rinnegata poi dal sovrano. Si riunisce intanto il Parlamento napoletano.  Il movimento secessionista siciliano e l’intervento degli austriaci, che sconfiggono ad Antrodoco le truppe napoletane comandate da Guglielmo Pepe,  determinano  il ritorno del regime assoluto, la morte o l’esilio dei congiurati, l’epurazione nell’esercito e nell’amministrazione del personale di origine murattiana. In più il regno deve mantenere le truppe austriache (35.000 uomini) rimaste a salvaguardia del trono.
Nel 1825 succede a Ferdinando Francesco I, duca di Calabria, che regna fino al 1830.  In tale periodo sono  eseguiti importanti lavori di strade e opere di bonifica.

Ferdinando II di Borbone

1830-1860
Ferdinando II succede al padre appena ventenne e regna fino al 1859. Nei primi anni, in coincidenza con la rivoluzione a Parigi e le sue ripercussioni in Italia, a Modena e negli Stati pontifici,  dà l’impressione di voler recuperare il rapporto di collaborazione con i gruppi dirigenti di formazione napoleonica, emarginati dopo il 1821, decide condoni e amnistie, attua una politica di risanamento finanziario. Ben presto tuttavia rivela la sua scelta conservatrice attuando una gestione accentratrice, basata sull’alleanza con l’Austria, su una decisa opposizione ai movimenti liberali e alle richieste di Costituzione. Introduce  a Napoli le ferrovie  e il telegrafo elettrico, ma le innovazioni “industriali” non hanno lo sviluppo che caratterizza altre parti d’Italia. Le carenze del suo governo si evidenziano nella rivoluzione del 1848-49, legata al fermento successivo all’avvento al soglio pontificio di Pio IX nel 1846 e al biennio riformistico che aveva coinvolto molti Stati italiani. La Sicilia insorge e Ferdinando II  è  costretto nel gennaio 1848 a concedere la Costituzione, le cui modalità di attuazione danno  luogo alle barricate  del 15 maggio in città e alla successiva repressione. Ferdinando II, dopo aver aderito alla I guerra d’indipendenza contro l’Austria, richiama le truppe inviate  in Lombardia, ritira le riforme istituzionali, reprime ferocemente l’ insurrezione in Sicilia, punisce con l’esilio i rivoluzionari. Il ritiro della Costituzione e l’isolamento del Regno dal 1849 al 1859 avrebbero  inciso sulla mancata capacità di gestire il processo dell’Unità italiana.

Alla sua morte il figlio Francesco II regna per pochi mesi, sopraffatto dalla spedizione dei Mille di Garibaldi, dall’invasione dell’esercito piemontese, nonostante la gloriosa resistenza a Gaeta e nelle altre piazzaforti. Il re, figlio di Maria Cristina di Savoia, la “reginella santa”, condizionato dalla educazione religiosa e dall’ambiente di corte, deve affrontare una difficile situazione internazionale senza avere le doti  e l’esperienza necessarie per la salvezza del regno. Gli è vicino negli ultimi momenti del regno la moglie Maria Sofia di Wittelsbach Birkenfeld, che continuerà a battersi, dopo la perdita del regno nel 1860, per riavere il suo trono.

Renata De Lorenzo

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