L'età napoleonica

L'età napoleonica (1806-1815)

Dopo la fuga di Ferdinando IV Borbone in Sicilia, gli anni del cosiddetto "Decennio francese", che vanno dal 1806 al 1815, vedono succedersi sul trono del regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone (dal 1806 al 1808), e Gioacchino Murat, cognato dell'imperatore, perchè ne aveva sposato la sorella Carolina (dal 1808 al 1815).

  Jean-Baptiste Wicar
Giuseppe Bonaparte re di Napoli
Versailles - Musée National
 
H.Schmidt
Gioacchino Murat
Caserta - Palazzo Reale
 

Il 17 giugno 1815 rientra il sovrano borbonico e in ottobre Murat, sbarcato in Calabria per recuperare il regno, viene arrestato e fucilato. All'insegna di una tormentata vicenda politica, il cambiamento dinastico si accompagna realmente a una svolta. Sotto il profilo istituzionale, con la fine dell'antico regime, abbiamo l'abolizione della feudalità, l'introduzione dello Stato moderno e del Codice civile, la creazione di intendenze, di tribunali e uffici provinciali, la riforma dell'Università, la creazione del Corpo e della Scuola di Ponti e strade, nucleo della attuale Facoltà di ingegneria. Sotto il profilo economico si acquisisce una diversa consapevolezza delle potenzialità del territorio grazie ad una mentalità statistica diffusa, col potenziamento delle infrastrutture viarie e del capitale sociale fisso; sotto il profilo architettonico e dei beni culturali vengono prese iniziative di ristrutturazione urbanistica, di scavi archeologici e valorizzazione del patrimonio storico e artistico. A livello sociale homines novi e burocrazie si impegnano a gestire i dinamismi messi in moto dalle riforme, all'insegna di un rinnovato rapporto centro-periferia. Processo complesso che, nonostante molte resistenze e opposizioni, espresse in un ribellismo diffuso, nel sorgere della Carboneria, nelle varie reazioni al nuovo quadro normativo, riesce in un periodo piuttosto breve ad incidere sulle mentalità e sugli atteggiamenti individuali e collettivi. Col rientro a Napoli della dinastia borbonica, rimane perciò nei contemporanei la consapevolezza che non sarà più possibile tornare indietro. La ricchezza del dibattito intellettuale, gli elementi di mobilità, legittimano il Mezzogiorno d'Italia ad essere a suo modo protagonista del processo risorgimentale e i suoi gruppi dirigenti a dialogare con l'Italia e con l'Europa. Questo patrimonio di uomini, plasmati dalla collaborazione che danno al regime napoleonico nelle nuove istituzioni, nella stampa, nelle cariche pubbliche, nell'impegno militare, artistico, progettuale, rappresenta il miglior contributo del paese alla costruzione della successiva identità nazionale.

Renata De Lorenzo

 

   
  Ritratto di Carolina e Gioacchino  
 

 

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Ritratto di Murat
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