L'età napoleonica - Servizi e infrastrutture - Istruzione Pubblica

La formazione degli ingegneri marittimi e della gente di mare

Dalla “Scuola di Applicazione” (1808) alla Facoltà di Ingegneria: lo studio dell’“ingegneria marittima” nell’Ottocento
Dal 1808 la cura dei porti, arsenali e lazzaretti viene affidata al Corpo dei Ponti e Strade, istituito da Murat, a cui nel 1811 è aggiunta la “Scuola di applicazione”, cioè la scuola per gli ingegneri (futura facoltà di ingegneria) col compito di studiare le strutture portuali ed il loro possibile ripristino. Comincia così l’”ingegneria portuale”. I primi studi sono quelli dell’ingegnere Giuliano de Fazio, iniziati nel 1814 e continuati dopo la Restaurazione. Egli, studiando l’antico porto di Pozzuoli, ripropone il sistema dei “moli a traforo” che avrebbero consentito di limitare il secolare insabbiamento. Successivamente si verifica che questo utopistico sistema non dà i risultati sperati, per cui si torna al sistema del dragaggio, perfezionato con i nuovi cavafondo a vapore, in uso dal 1835. Tra il 1850 ed il 1950 si riscontrano nuovi sviluppi nella tecnologia delle dighe portuali, costruite su fondali sempre più profondi. Intanto la Scuola napoletana dopo l’Unità viene adeguata nell’impostazione didattica al modello torinese ed a quello padovano, e dal 1876 sono stabiliti due corsi, uno per gli ingegneri ed uno per gli architetti, per cui viene sancita anche la separazione delle due figure.

Prospetto della Regia Scuola di Ingegneria su via Mezzocannone, 1934,
Università di Napoli Federico II, Biblioteca della Facoltà d'Ingegneria

L’Accademia Borbonica della Real Marina delle Due Sicilie
L’Accademia “de los Guardias Estendartes”, cioè l’Accademia di Marina, fondata da Carlo di Borbone nel 1735 su modello di quelle spagnole, viene riorganizzata negli anni ’80 dal ministro John Acton che la trasferisce a Portici. Successivamente, in epoca francese viene trasferita a Palermo, anche se a Napoli i francesi fondano una propria Accademia di Marina. Dopo la Restaurazione l’Accademia viene riaperta a Napoli, nel monastero di San Severino e Sossio fino al 1835, quando re Ferdinando la abolisce stabilendo nel monastero il Grande Archivio. Dopo vari spostamenti, nel 1843 l’Accademia riceve una definitiva collocazione nel quartiere di Santa Lucia, presso il litorale. Con l’arrivo di Garibaldi, nel 1860, la marina napoletana viene aggregata a quella sabauda e l’accademia viene declassata a Scuola di Marina, rimanendo in funzione fino al 1878, quando viene fondata l’Accademia Navale di Livorno.

Uniformi di ufficiali e marinai borbonici,
Acquerello di G. Aloja, Archivio Boeri

La scuola nautica di Napoli: l’Istituto di Istruzione Superiore “Duca degli Abruzzi”
Nel 1648 viene fondato il Collegio di San Giuseppe a Chiaia per i figli di pescatori. Ma una vera e propria scuola nautica è organizzata solo dopo il 1767, con la fondazione del Collegio di San Giuseppe a Chiaia per orfani di marinai, regolamentato nel 1770 insieme alle scuole nautiche di Piano di Sorrento. Il collegio viene riorganizzato in epoca francese, e dopo la Restaurazione prende il nome di “Collegio dei Pilotini”. Negli anni ’40 è unita al Collegio di Marina Militare e incorporata alla scuola marittima militare dei Grumetti per l’artiglieria (1847). Dopo l’Unità viene fondato l’Istituto Tecnico (1864), annesso al Regio Istituto Tecnico Nautico G.B. Della Porta. Nel 1902 l’Istituto Nautico viene separato dall’Istituto Tecnico e nel 1904 ha sede in Via Tarsia, prendendo nome nel 1906 di “Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi”. Dopo il sisma del 1980 l’Istituto è spostato a Bagnoli; e dal primo settembre 2000, per effetto delle disposizioni relative all’attuazione dell’autonomia scolastica, l’ITN “Duca degli Abruzzi” e l’IPIA Bagnoli vengono accorpati formando un unico istituto col nome di “Istituto di Istruzione Secondaria Superiore ITN “Duca degli Abruzzi” – IPIA Bagnoli”. In esso ha sede un Museo Didattico del Mare in cui sono conservati materiali dell’antica scuola nautica, riconosciuto nel 1992 dal Ministero dei Beni Culturali come Museo Navale.

Napoli. Regio Istituto Nautico "Duca degli Abruzzi", via Tarsia, 1930 Bagnoli, Museo Didattico del Mare, presso l'Istituto di Istruzione Secondaria Superiore "Duca degli Abruzzi"

La scuola nautica di Piano di Sorrento Istituto Tecnico Nautico statale “Nino Bixio”
Nel territorio sorrentino fin dall’epoca medievale viene istituito un fondo per l’istruzione dei marinai, confluito nella gestione delle scuole nautiche di Meta e Carotto, fondate nel 1770 insieme alla scuola nautica napoletana di San Giuseppe a Chiaia. In epoca francese esse vengono riorganizzate ma dopo la Restaurazione saranno ridimensionate. Vengono abolite con l’Unità d’Italia e al loro posto, nel 1863, viene fondato a Piano (l’antica Carotto), nell’ex convento dei Padri Carmelitani Scalzi, la Scuola speciale di nautica e di costruzioni navali, elevata con regio decreto del 22 novembre 1866 a Regio Istituto di Marina mercantile. Infine nel 1877 l’Istituto passa alle dipendenze del Ministero della Pubblica istruzione, assumendo il titolo di Regio Istituto Nautico, intitolato con regio decreto del 27 agosto 1883 a “Nino Bixio”. Nel 1873 alle due specializzazioni di Capitani e costruttori viene aggiunta quella di Macchinisti, con una nuova sezione per le costruzioni in legno e in ferro. Nel 1917/18 passa, come gli altri Istituti Nautici, alle dipendenze del Ministero della Marina Militare, poi nel 1933 torna al Ministero della Pubblica Istruzione. Dal 1981 la didattica si sviluppa secondo il Progetto di Sperimentazione Orione, in modo da essere adeguata a nuovi standard. Nel 1990 sono inaugurate l’aula di informatica e il servizio di automazione della biblioteca. Nell’anno scolastico 2004-2005 l'istituto è stato frequentato da 631 alunni, ancora ospitati nell’antica sede.

Piano di Sorrento. Il Regio Istituto Nautico negli anni '30 del Novecento Piano di Sorreno. Istituto Tecnico Nautico “Nino Bixio”

Maria Sirago

Istruzione Pubblica

Sanità e beneficenza


Porti, interporti, ponti e strade

 
   
     
   
     
   
 
Bibliografia