L'età napoleonica - Servizi e infrastrutture - Sanità e beneficenza

Riforme e istituzioni della pubblica beneficenza

Il Real Albergo dei poveri in una stampa d'epoca

Nel Regno di Napoli durante il Decennio vengono introdotte alcune direttive riformatrici soprattutto nel senso di una razionalità amministrativa. Si realizza un maggiore accentramento e un controllo diretto da parte del governo anche sulle istituzioni della pubblica beneficenza. Si tratta spesso di enti laicali autonomi fondati in età moderna. Diventare governatore di uno di questi enti ha da tempo rappresentato un importante momento del cursus honorum. Una delle scelte del periodo francese in questa riorganizzazione amministrativa - che va verso una burocratizzazione e modernizzazione statale - e che rimarrà poi definitiva, è quella di attribuire le competenze riguardanti la pubblica beneficenza al ministero dell'Interno e ai suoi organi periferici: le Intendenze. Sono attribuiti al ministero (Determinazione n. 56, 31 marzo 1806) «gli ospedali civili, i soccorsi, stabilimenti per la mendicità, case di travaglio, ed altri stabilimenti di beneficenza». Ma solo con l’Unità d’Italia le Province godranno di una vera autonomia amministrativa. Già nei primi giorni del regno di Giuseppe Bonaparte, l'Albergo dei poveri viene posto alle dirette dipendenze della Segreteria di Stato e Casa Reale (Determinazione n. 26, 12 marzo 1806).

L'atrio dell'Albergo dei poveri su progetto di Ferdinando Fuga

Nel 1806 gli Intendenti sono dichiarati membri di diritto dei governi di ospizi e ospedali nelle rispettive province (Decreto n. 192, 2 ottobre 1806) e più tardi nominati presidenti degli stessi stabilimenti (Decreto n. 300, 26 dicembre 1806). La tendenza a limitare l'autonomia delle amministrazioni delle opere pie di pubblica beneficenza si manifesta soprattutto in campo finanziario durante il regno di Gioacchino Murat. Il decreto dell'11 febbraio 1809, sul modello di quanto avviene in Francia col Direttorio, affida l'amministrazione degli ospizi e degli ospedali ad un Consiglio generale di amministrazione detto Consiglio degli ospizi; questo è retto da 12 “borghesi” di nomina regia, su proposta del ministro dell'Interno. Al Consiglio è sottoposta una Commissione amministrativa per la cura dei beni, delle rendite e delle spese degli stabilimenti, con 3 membri scelti tra i “governatori” dei diversi ospizi. Il Consiglio generale degli ospizi ha sede nella capitale e la prima Intendenza coinvolta è quella di Napoli. Anche ai Sottointendenti vengono attribuiti compiti di controllo e di sorveglianza in questo campo, al livello dei distretti. Loro compito è quello di redigere il "budget" annuale, da sottoporre al ministro degli Affari Interni. L’ideologia antiassistenzialistica della rivoluzione francese vorrebbe snellire il sistema delle istituzioni di pubblica beneficenza, ma ciò nei fatti non si realizza. Anzi l’Albergo dei poveri vede una crescita rapida del numero dei reclusi proprio durante questi anni, passando da 1.700 circa nel 1807 a 2.329 nel 1811. Vengono fondate anche nuove istituzioni “specializzate”: ad esempio l’ospedale per la sifilide di Santa Maria La Fede (Decreto n. 232, del 23 agosto 1807), eretto nello stesso luogo dove nel corso dell'edificazione dell'Albergo dei Poveri sono state recluse vagabonde e prostitute, ha una fisionomia a metà tra ospedale e carcere.

Lucia Valenzi

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