«La provincia di Napoli dal mezzodì all'Occidente ha per confine il Mar Tirreno dalla punta della Campanella fino alla foce del lago di Patria. Dalla parte di terra, guardando l'oriente e il settentrione comprende tutto il territorio che guarda verso il cratere napoletano a cominciare dalla sopradetta punta della Campanella per una linea che sega in due parti la penisola, e passando per la vetta del monte Lattario scende per Angri e Scafati e, alle radici del Vesuvio, per Bosco Reale, Boscotrecase, Somma, e di là il territorio fino a Pomigliano d'Arco e quindi per un raggio di sei miglia preso dalla colonna milliaria di Capo di Chino toccherà i Regi Lagni vicino Acerra e comprenderà i territori di Caivano, di Pomigliano, di Atella, di S. Arpino, di S. Antimo e di Giugliano, donde per lo ponte della staffetta correrà alla foce di Patria».
Fra i comuni della provincia di Napoli ve ne erano diciassette, detti "casali di Napoli", non compresi in alcun circondario; per il passato erano stati controllati parte dalla Vicaria e parte dalla polizia della capitale che vi mandava periodicamente un ispettore. Con la creazione dei circondari i casali avrebbero dovuto aggregarsi, secondo un primo progetto, parte alla provincia di Napoli, parte a quella di Terra di Lavoro. Furono poi assegnati alla provincia di Napoli.
(Archivio di Stato di Napoli, Interno, II inv. F. 2197; A. De Martino, La nascita delle intendenze, Napoli 1984, p. 121)