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La pesca e la lavorazione del corallo a Torre del Greco

Torre del Greco, feluca corallina

La pesca del corallo a Torre del Greco, testimoniata fin dal Seicento, è esercitata con le “feluche coralline” su cui è montato un “ingegno” a croce greca, con reti che servono per “strappare” il corallo dai fondali. I torresi nel Settecento, esauriti i banchi della Sardegna, cominciano a pescare in Barberia, suscitando le proteste della Francia, e rivendono il pescato agli ebrei di Livorno. Durante l’epoca francese il corallo divenne un ornamento di moda nella corte imperiale, con conseguente incremento delle barche da pesca. Dopo la Restaurazione riprendono le questioni per la pesca in Africa, ma l’attività continua ad essere esercitata dalle numerose imbarcazioni costruite a Torre (470 delle 2.158 del distretto di Napoli nel 1833). Nel 1843 il console napoletano d’Algeri presenta il progetto di una nuova legge sulla pesca del corallo in Africa, regolamentato dalla Francia dopo l’occupazione di Algeri del 1832, anche perché i torresi hanno quasi il monopolio nel Mediterraneo. Dopo l’Unità il settore, definito “pesca speciale”, manifesta ancora una certa attività, mantenuta fino ai primi del Novecento. Ma dal 1905, con l’inizio dell’importazione del corallo giapponese, l’attività di pesca entra in crisi, lasciando il posto all’attività di lavorazione, ancor oggi praticata. La lavorazione del corallo, molto sviluppata a Trapani e Livorno, viene introdotta nel Regno di Napoli a fine Settecento.

Gioacchino Toma, Le corallaie, Torre del Greco, Collezione Banca di Credito Popolare.

In epoca francese il ministro Zurlo nota gli ottimi risultati dati dalla manifattura di coralli creata a Torre del Greco, mentre nella capitale si contano 28 corallari, aumentati a 55 nel 1845. Dopo l’Unità l’attività si sviluppa ulteriormente, tanto che nel 1871 si contano a Napoli 627 corallari e 4 negozianti corallaie. I lavori di corallo napoletani e torresi, malgrado la mancanza di una scuola, continuano ad essere pregevoli e sono presentati con successo nelle principali esposizioni universali. Nel 1878, per incrementare l’attività, viene fondata la Scuola del corallo, ospitata nell’ex Convento di Santa Maria del Carmine, ancor oggi in funzione. Nel contempo cominciano i contatti col Giappone, dove alcuni industriali torresi si recano dal 1884. Dai primi del Novecento comincia la lavorazione col corallo giapponese, ancor oggi praticata e nel 1932 è istituito il Museo del Corallo all’interno della Scuola per la lavorazione del corallo, ancora oggi annesso alla scuola. Da ricordare il Museo creato dalla famiglia Liverino.

Maria Sirago

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