L'Italia unita - Attività economiche e produttive - Industria - Guppy e Pattison

La metalmeccanica nell’età liberale. Guppy e Pattison

Pubblicità cantieri Pattison, Napoli
Tratta da: Augusto Vitale, Napoli e l'industria 1840-1990, Camera di Commercio di Napoli, Collana Studi per il Mezzogiorno

Negli ultimi decenni dell’Ottocento l’industria metalmeccanica si sviluppa in modo importante nella zona orientale di Napoli e nell’attiguo comune di San Giovanni. Le fabbriche principali sono entrambe di proprietà inglese: quella fondata dall’ingegnere Thomas Richard Guppy in epoca borbonica, e quella fondata poco dopo l'Unità dall’ingegnere Giovanni Pattison, ex socio di Guppy. Una fabbrica di minor rilievo è la fonderia di Carmine De Luca e figli, specializzata nella produzione di una speciale lega simile al bronzo. La Guppy e la Pattison si specializzano nella produzione di motori marini e di piccole navi, ricevendo diverse commesse dallo Stato italiano. La Pattison alterna la produzione di torpediniere e cacciatorpediniere per la marina militare con quella di macchine per l’industria, nei periodi in cui mancano gli ordinativi statali. Nel 1885-’86 la Guppy si converte in società per azioni grazie all’intervento di una società inglese del ramo, e diviene Società industriale napoletana Hawthorn-Guppy, che si dedica alla costruzione di grandi apparati motore per navi. Anche la sua produzione è però altalenante, a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della Marina e dei momenti di scarse commesse. Una fabbrica metalmeccanica molto florida, perché legata allo sviluppo ferroviario del Paese, è l'Impresa Industriale Italiana di Costruzioni Metalliche, fondata nel 1870-’71 a Castellammare di Stabia. La dirige l'ingegnere napoletano Alfredo Cottrau, uno dei maggiori tecnici europei del ramo, raro esempio di manager non proprietario. La fabbrica si specializza nella trasformazione di ferro laminato (acquistato all'estero) per produrre ponti e sistemi di copertura in ferro, che vengono installati in tutta l’Europa. Nel 1888 però Cottrau si ritira dall’attività e la fabbrica comincia un inesorabile declino. Nel 1900 viene rilevata da una nuova società, la sas M. Cattori, che non riuscirà però a ridarle lo slancio dei primi decenni di vita. Oltre a queste fabbriche private sono attive in questo periodo le fabbriche statali: Pietrarsa e tre fabbriche di armi, tutte ereditate dallo stato borbonico. Pietrarsa si specializza nella produzione di locomotive e nelle grandi riparazioni ferroviarie.

Bayard, prima locomotiva a vapore esposta nel museo ferroviario di Pietrarsa

Prima gestita da privati e poi direttamente dallo Stato italiano, raddoppia i suoi impianti e raggiunge buoni risultati produttivi fino al 1885, quando passa alla Società per le Strade ferrate del Mediterraneo, una delle tre maggiori aziende ferroviarie italiane: gli impianti vengono adibiti pressoché esclusivamente alla riparazione di locomotive e caldaie (come avverrà anche dopo il 1905, con il passaggio dell’azienda alle FS). Le fabbriche di armi, localizzate a Napoli e a Torre Annunziata, svolgono invece un ruolo non secondario nell'ambito della produzione italiana di artiglierie; in particolare l’Arsenale di artiglieria e la Fonderia, siti all’esterno di Castelnuovo a Napoli, negli anni ’70 ed ’80 aumentano le proprie dimensioni, la dotazione di forza motrice e la produzione di affusti di cannone e bocche da fuoco. Un settore non trascurabile dell’industria metalmeccanica napoletana di questo periodo è costituito dalla fabbrica di rame dello svizzero Giacomo Corradini nell’area orientale di Napoli, evoluzione di una fabbrica fondata nel 1872 da altri imprenditori, entrata in crisi nei primi anni ’80, e perciò rilevata dall’imprenditore svizzero. Corradini nel 1888 provvede ad ampliare lo stabilimento e raggiunge un livello tecnologico e occupazionale molto maggiore di quello di partenza. La produzione media raggiunta negli anni ’90 – e proseguita anche ad inizio Novecento – è piuttosto alta, soprattutto grazie ad una specializzazione produttiva: la fasciatura della parte immersa degli scafi delle navi a vela.

Silvio de Majo

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