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L’industria elettrica

Negli anni ’90 cominciano ad essere attive in modo importante a Napoli e in provincia alcune industrie elettriche. La prima è la Società generale per la illuminazione (SGI), sorta a Roma nel 1875, di proprietà della Banca industriale e commerciale e di altri finanzieri italiani e svizzeri, che nel 1889 si trasferisce a Napoli, dove impianta alcune officine termoelettriche a carbone. Dopo un periodo di difficoltà, l'azienda è rilevata dalla Compagnia napoletana del gas e da alcuni capitalisti svizzeri e napoletani ed affidata al giovane Maurizio Capuano, un imprenditore destinato a divenire il principale promotore di tutta l’industria elettrica napoletana. Negli ultimi anni del secolo costruisce una grande centrale nei terreni demaniali del Porto e potenzia sensibilmente il sistema di distribuzione della corrente: verso alcune fabbriche, edifici comunali, la stazione ferroviaria, il porto, case private e gran parte delle strade cittadine.
La posizione di monopolio in cui si trova la SGI è spezzata all’inizio del Novecento da  due nuove aziende: la Società napoletana per imprese elettriche (SNIE).e la Società meridionale di elettricità (SME). La prima, dotata di capitali torinesi e napoletani e di un impianto di notevoli dimensioni alla Bufola, nella zona orientale di Napoli, nel 1904 ha all'attivo un’ampia rete distributiva che serve i quartieri di Fuorigrotta, Posillipo e Bagnoli e molti comuni a nord del capoluogo e nella zona vesuviana (per abitazioni, impianti pubblici, strade). Qualche anno dopo l’azienda viene acquistata dai gruppi che controllano la SGI.  La svolta nella produzione e nella distribuzione dell’elettricità è rappresentata dalla SME, nata nel 1899 con l’intervento di un’azienda franco-svizzera del settore, della Compagnia napoletana del gas e della Banca Commerciale italiana. Sotto la direzione di Maurizio Capuano (che se ne occuperà fino alla morte, nel 1925), l’azienda punta alla costruzione di alcune grandi centrali idroelettriche: nel 1905, quella del Tusciano (nella zona dei Monti Picentini), che serve le industrie salernitane e di Torre Annunziata e altri utenti dell’area vesuviana; nel 1910 la centrale del Lete, che serve attraverso la Società elettrica della Campania, la SGI e la SNIE, ormai controllate dalla SME, la provincia di Caserta e Napoli; nel 1912 la grande centrale del fiume Pescara, la cui corrente, con una lunga conduttura di 180 km ad alta tensione, consente una distribuzione capillare dell’elettricità a Napoli e in provincia, influenzando positivamente l’economia di tutta l’area.
La crescita della SME va però a scapito dell’azienda pubblica preposta allo stesso scopo, l’Ente autonomo Volturno, creato per effetto della legge speciale del 1904, per tenere bassi i prezzi della corrente elettrica. Per questo motivo la SME ne contrasta gli sviluppi e la Volturno riuscirà a diventare operativa soltanto durante la grande guerra.

Silvio de Majo

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