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Le funicolari

La costruzione delle funicolari in età liberale fu una peculiarità tutta napoletana. La prima fu la funicolare del Vesuvio, che ebbe grande risonanza sulla stampa di tutta l’Italia e fu oggetto di una famosa canzonetta. Costruita dalla Società Anonima della Ferrovia Funicolare del Vesuvio (SAFFV), fu inaugurata nel giugno 1880. La funicolare saliva dalla stazione inferiore al cono del vulcano per circa 860 m, a soli 200 metri dal cratere; due funi tiravano o trattenevano le due distinte carrozze che si incrociavano a metà percorso, una in salita, l’altra in discesa; il movimento alle funi era fornito da una macchina a vapore posta sotto la stazione. Presso la stazione erano stati costruiti anche un ristorante e albergo, in stile pompeiano, una scuderia, una piccola osteria e alcune grandi vasche coperte per la raccolta dell’acqua piovana per rifornire la macchina a vapore.

Stazione inferiore della funicolare del Vesuvio, 1880

Negli anni successivi la SAFFV ebbe, però, notevoli difficoltà, perché il movimento passeggeri, dato il carattere esclusivamente turistico della linea, si rivelò insufficiente per recuperare i costi di impianto e le spese di gestione. Nel 1887 l’azienda fu pertanto messa in liquidazione. Alla fine del secolo fu acquisita dalla società inglese Thomas Cook and Son, che decise di integrare l’impianto con una breve linea ferroviaria elettrica che partiva da Pugliano (Resina); per raggiungere il Vesuvio si percorrevano in circa un’ora 8,5 km, superando un dislivello di 1.064 metri. La grande eruzione dell’aprile 1906 distrusse completamente gli impianti, che furono ricostruiti e riaperti alla fine del 1907. Una frana nel 1911 produsse nuovi disastri per cui l’impianto fu rifatto e il capolinea fu portato di fronte alla stazione della Circumvesuviana. La riapertura avvenne nel febbraio 1912. Con lo stesso sistema a trazione diretta, per cui mentre un treno saliva, l’altro scendeva, vennero costruite a Napoli tra il 1887 ed il 1891 due funicolari. Artefice la Banca Tiberina, la finanziaria romana che stava costruendo il nuovo quartiere del Vomero e lo collegava così in due punti distinti e da due zone del centro di Napoli assai distanti tra loro: Chiaia e Montesanto. Entrambe le funicolari erano quasi totalmente in sotterraneo ed erano mosse da motori a vapore situati preso le due stazioni del Vomero. La funicolare di Chiaia, aperta al pubblico il 15 gennaio 1889, era lunga 564 metri.

Funicolare del Vesuvio

La funicolare di Montesanto, inaugurata il 31 maggio 1891, misurava 868 metri e aveva due gallerie: del Corso Vittorio Emanuele, di soli 27 m, e di San Martino, di 460 metri. La stazione terminale di questa funicolare era accanto a quella della Cumana: in questo modo si realizzava un importante percorso integrato su rotaia, che consentiva il facile collegamento del nuovo quartiere bene di Napoli con l’area flegrea. Nel 1898 la Banca Tiberina in difficoltà cedette i due impianti alla Società Anonima Ferrovie del Vomero, costituita il 30 dicembre dell’anno precedente da imprenditori napoletani impegnati nel campo ferroviario o in quello dell’elettricità. Ciò significava il passaggio alla trazione elettrica, mediante proprie officine di produzione, realizzata nel 1901. L’ultima funicolare nella provincia di Napoli fu costruita a Capri nel 1907, ad opera della Società Imprese Capri: lunga 648 m., superava un dislivello di 136 metri, era mossa da corrente elettrica, portava in 7 minuti 45 viaggiatori da Marina Grande a Capri alta. Anche questa funicolare fu oggetto in questo periodo di una ricostruzione, dopo lo scontro tra le due vetture avvenuto il 7 luglio 1913, che provocò due morti. L’impianto fu riaperto due anni dopo, con due nuove vetture da 50 posti.

Silvio de Majo

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