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La metalmeccanica a Castellammare di Stabia (secoli XIX-XX)
Castellammare di Stabia è una delle maggiori città industriali della provincia di Napoli fin dalla prima metà dell’Ottocento, quando i due settori più importanti sono l’industria conciaria e quella metalmeccanica.
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Navalmeccanica, Castellammare di Stabia (NA)
Tratto da: Ezia Storelli, Rassegna del lavoro campano, Ipsi Pompei 1962 |
Mentre la prima, che ha origini nel decennio francese (1806-1815), ha una storia di progressiva decadenza nel corso del XIX secolo, fino alla definitiva chiusura ad inizio Novecento, la seconda ha una storia di sviluppo plurisecolare, pur tra alti e bassi. Solo negli ultimi decenni del XX secolo questo settore industriale è andato notevolmente declinando. Tutto inizia alla fine del XVIII secolo, con la fondazione per iniziativa del re Ferdinando IV di un cantiere navale statale, che ha notevoli sviluppi sia nell’Ottocento borbonico, sia soprattutto nell’età liberale, quando costruisce alcune delle più grosse corazzate della marina militare italiana. Nella seconda metà del Novecento, i cantieri non producono più per la marina militare. Dal 1939 sono inseriti nella Navalmeccanica (1939), holding di settore del gruppo IRI e poi, dal 1959, nella Fincantieri, dello stesso gruppo (ma per un certo periodo la denominazione è Italcantieri).
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Navalmeccanica, Castellammare di Stabia (NA)
Tratto da: Ezia Storelli, Rassegna del lavoro campano, Ipsi Pompei 1962 |
L’attività prosegue, ma in modo molto ridimensionato, sia dal punto di vista occupazionale, sia produttivo: frequente, soprattutto a partire dagli anni ’80, è il ricorso alla cassa integrazione, centinaia i licenziamenti, mentre la produzione è rivolta a navi ordinate da armatori privati.
Negli anni ’70 dell’Ottocento viene fondata l’Impresa industriale italiana di costruzioni metalliche, specializzata nella installazione di coperture in ferro per le stazioni e per le gallerie urbane e nella costruzione di ponti ferroviari, che si sviluppa in modo importante per alcuni decenni. All’inizio del Novecento questa azienda si trasforma in Cantieri Metallurgici Italiani (CMI) e poi, dopo la grande guerra, viene rilevata dalla Falck (1924), la maggiore impresa siderurgica privata italiana. Da questo momento l’azienda, che ha un secondo stabilimento nell’area orientale di Napoli, si specializza principalmente nella produzione di banda stagnata, di raccordi in ghisa e di locomotive e vagoni ferroviari, conseguendo ottimi risultati per diversi decenni. In crisi negli anni ’80 e poi dismessa, dopo l’abbandono della siderurgia e della meccanica da parte del gruppo Falck.
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Cantieri Metallurgici Italiani, Castellammare di Stabia (NA)
Tratto da: Ezia Storelli, Rassegna del lavoro campano, vol. II, Ipsi Pompei 1965 |
Una terza fabbrica metalmeccanica fondata ad inizio Novecento è la Società anonima Avio industrie stabiensi Catello Coppola (AVIS). Nel ventennio fascista ha un notevole sviluppo e si occupa principalmente di costruzione e riparazioni di aeroplani ed idrovolanti civili e militari. Oltre allo stabilimento di Castellammare dispone di una aviorimessa presso l’aeroporto Ugo Niutta di Napoli. Nel 1939 arriva ad impiegare 1.220 operai, contro i 1.400 dei Cantieri navali e i 1.890 dei CMI. Dopo la seconda guerra mondiale, come avviene per le altre due grandi fabbriche stabiensi del settore, anche l’AVIS, denominata ora AVIS-Industrie stabiensi Meccaniche e Navali spa, continua l’attività, occupandosi di riparazioni ferroviarie, di lavorazioni meccaniche e di carpenteria. Gli operai sono diverse centinaia. In epoca più recente si occupa solo di riparazioni ferroviarie, ma in modo ridotto, a causa dei tagli effettuati dalle FS. Oggi è ancora in attività con un personale assai ridotto; assieme ai ridimensionati cantieri navali è tutto quello che resta dell’antica vocazione industriale di Castellammare, che ha visto chiudere anche, negli ultimi decenni, le fabbriche del comparto alimentare: prima una decina di pastifici, nati all’inizio del Novecento come propaggine delle vicine specializzazioni di Gragnano e Torre Annunziata, e poi, in epoca recente (1987), il grande stabilimento conserviero della Cirio, dove lavoravano centinaia di operai.
Silvio de Majo |
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