L'Italia unita - Taccuino di viaggio

Taccuino di viaggio

“Il nostro vetturino imbarca a cassetta uno che maliziosamente e con la serietà più comica del mondo ci presenta come suo fratello; noi scherziamo su questo casetto. Via scavata fra le rocce lungo il mare. Vico, Scano, Meta, Carotto, Santaniello. Olivi fino presso all’acqua che si spenzolano, uno dietro all’altro con lunghissimi fusti, quasi volessero vedere il mare anche loro. Nebbia nel fondo del mare che par che dica agli occhi «Ora basta». Acaci in fiore, Palme, Olivi, Cedri, Limoni, Aranci a bosco. Ragazzi per la via che salutano gridandoci «Signorino, ah!», quasi ci invitassero istintivamente ad ammirare. Mare veduto attraverso agli Olivi giù in basso, suo colore, lo fa sembrare una continuazione di cielo quasi sotto ai nostri piedi. Marina di Requia dopo Vico accucciata nel profondo di una stretta cala. Borgate che da lontano sembrano mucchi di piume perdute dagli angioli nelle lotte amorose. Madre selva e glicino che dai giardini corrono lungo i balconi delle case. Corna, santi, cristi, lumi e mortaletti da tutte le parti. Carrubi paiono lecci. Nespoli del Giappone. Cedri e Aranci colti con le scale. Una faccia torva vedendomi scrivere mi domanda «Eccellenza, scrivete le vostre memorie?». «Sì -rispondo io- e tu le tue prigioni quando le scriverai?». «Eccellenza, non aggio imbarato a sgrittura, ah!» mi risponde. Non è permesso girare gli occhi senza vedere nuove meraviglie. Tutti i sensi notano in un mare d’ebbrezza. Arrivo a Sorrento alle 9 ½. Sono con me: Signorini, Busi pittore di Bologna e la sua signora. A Sorrento: barcaroli, facchini e mendicanti ci assaltano e ci fanno la posta con tanta insistenza ogni volta che ci ripariamo in un caffé o in una trattoria che mi rammentano il gatto presso al foro dove ha visto entrare il topo. Compro berretti da marinari”.
(Renato Fucini, Taccuino di viaggio, 1877)

Nella loro immediatezza impressionistica gli appunti, raccolti in un quadernetto e poi rielaborati per la composizione del notissimo Napoli a occhio nudo, restituiscono l’euforia dello scrittore toscano, per la prima volta, in viaggio da Castellammare a Sorrento il 6 maggio 1877. Egli percorre la suggestiva strada incassata nella roccia che congiunge le due località e con gioia scopre scenari di grande bellezza, ammirando, tra monti e mare, paesaggi orridi o rasserenanti, a seconda che siano sotto i suoi occhi gli scoscesi precipizi sul mare o gli ameni agrumeti coltivati con cura. Nel suo stile frettoloso, apparentemente distratto, il taccuino, rimasto inedito fino al 1978, quando fu edito dalla Vallecchi, fornisce spunti interessanti ogni qualvolta rileva la vocazione turistica di luoghi e abitanti e, con vero divertimento, rende esplicito la perplessità del viaggiatore, vittima predestinata di guide esose e maldestre, ciceroni ignoranti, accattoni di varie età, venditori di prodotti tipici e di souvenirs... Indeciso se attaccare o difendersi, il reattivo Fucini, a quel tempo amico di pittori innovativi come i macchiaioli e di scrittori impegnati nel sociale come Giustino Fortunato, guarda con occhio scaltrito ai comportamenti degli occasionali interlocutori meridionali, i cui calcoli e le cui ingenuità lo sorprendono e lo convincono di trovarsi infine in un paese “superiore a qualunque immagine uno se ne sia formato”.

Caterina De Caprio

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