L'Italia unita - L'Istituzione
Cavallo sfrenato

Filippo Palizzi, Cavallo sfrenato, 1876
Acquerello su cartoncino, 56x50cm

La scelta del Cavallo sfrenato come simbolo della Provincia della città di Napoli è da ricondurre, come descritto dal canonico Celano, all’antico emblema cittadino: “Si vede anche per antica arma della nostra città un cavallo senza freno; e credo che l’alzassero o per Nettuno o per Castore e Polluce che adoravano: essendo che questi erano stati domatori di cavalli. E presso di me ne ho antiche medaglie o monete di rame; e anche a tempi nostri il quadrino si chiama cavallo, per il cavallo che si vedeva impresso” (C. Celano, Notizie del Bello, dell’Antico e del Curioso della Città di Napoli, 1692, ed cons. 1974, I, pp.21-22). Il cavallo senza briglie si ritrova spesso nella tradizione pittorica napoletana, insieme agli altri simboli iconografici della città di Napoli: la sirena Partenope e il fiume Sebeto. Esemplare a questo proposito è il dipinto di Paolo De Matteis, Dioniso e Cerere su un carro marino, con le Sirene Partenope, Leucosia e Ligheia ed il Dio Sebeto, sullo sfondo la città di Napoli, (olio su tela; cm. 55,2 x 110, Napoli, villa Pignatelli, Fondazione Alisio): all’estrema sinistra del quadro infatti compare il cavallo senza redini. Il cavallo sfrenato, rappresentando “lo stato libero antico di questa città” (D. A. Parrino, Guida de’ forestieri per la città di Napoli, 1788, p. 39), venne recuperato dall’Amministrazione Provinciale quale metafora dell’autonomia riconquistata nell’unità d’Italia. Il disegno che doveva essere utilizzato dalla Provincia come emblema è quello conservato ancora oggi nelle raccolte di sua proprietà, il Cavallo sfrenato datato 1876 (acquerello su cartoncino; cm. 56 x 50; firmato e datato in basso a destra: Filippo Palizzi 1° Ottobre 1876; Inv. 285 del 1912), commissionato dall’Amministrazione a Filippo Palizzi. La scelta cadde su Palizzi perché era nota nella sua produzione l’attenzione con cui aveva più volte studiato – sia su carta che su tela – cavalli in varie sequenze: al trotto, al galoppo e sfrenati. Il disegno fu tradotto nel 1877 in incisione, per la Società Napoletana di Storia Patria, dallo stesso Palizzi, arricchito da un sintetico scorcio paesaggistico con il Vesuvio sul fondo e da un motto di chiaro spirito post-unitario: PATRIAE MODERATUR AMORE (Tiene a freno con l’amore della Patria). L’incisione fu utilizzata per i frontespizi de i Monumenta editi dalla suddetta Società.

Patrizia Piscitello

Legislazione

Atti dei Consigli Provinciali

Presidenti e consiglieri

Prefettura