Tra le due guerre - L'Istituzione - Legislazione - Fascismo e province
Il fascismo e le province

Mussolini nel famoso discorso dell’Ascensione, tenuto il 26 maggio 1927,  traccia con una certa organicità la sua concezione dello Stato e della politica e indica le direttrici per portare a compimento l’unità del Paese, realizzare la nazionalizzazione delle masse e la difesa della razza, attraverso la lotta alle anomalie e ai mali del passato regime. In questa strategia si colloca la politica di incremento demografico, base della potenza militare e della vitalità di un popolo, e l’esigenza di “meglio ripartire la popolazione”. Sottolinea perciò la capacità d’intervento e di controllo del fascismo sul territorio, ricorda la facilità con cui ha istituito le nuove province, ponendo alla loro base una migliore distribuzione della popolazione e un più proficuo rapporto tra “questi piccoli centri provinciali, abbandonati a sé stessi” e le grandi città.
«Abbiamo trovato, all’epoca della Marcia su Roma, 69 province del Regno - egli afferma -. La popolazione era aumentata di 15 milioni, ma nessuno aveva mai osato di toccare questo problema, e di penetrare in questo terreno, perché nel vecchio regime l’idea, l’ipotesi di diminuire od aumentare una provincia, di togliere una frazione ad un comune o, putacaso, l’asilo infantile di una frazione comunale, era tale problema da determinare crisi ministeriali gravissime. Noi siamo più liberi in questa materia, e allora, fin dal nostro avvento abbiamo modificato quelle che erano le più assurde incongruenze storiche e geografiche dell’assetto amministrativo dello Stato italiano» (Benito Mussolini, Discorsi del 1927, Milano, 1928,  p. 88 e sgg.)
Il fascismo quindi ridisegna confini, dispone ritagli territoriali, sposta comuni da una circoscrizione all’altra, stabilisce riaccorpamenti, fusioni o soppressioni di comuni, istituisce nuove province. Dapprima nel 1923 decreta la nascita di quattro nuove province (Taranto, Trieste, La Spezia, Zara); nel 1926 (R.D. 21 ottobre 1926 n. 1890) dispone la soppressione di 94 circondari (di cui 23 nel Mezzogiorno continentale), nel 1927 (RDL 2 gennaio 1927) sopprime tutti i circondari e di conseguenza le sottoprefetture, istituisce ben diciassette nuove province (Aosta, Bolzano, Castrogiovanni, Frosinone, Gorizia, Pistoia, Ragusa, Rieti, Savona, Terni, Varese, Vercelli, Viterbo, e Brindisi, Pescara e Matera, nel Mezzogiorno continentale), e ridisegna i confini di alcuni comuni (Pescara, Terni, Gorizia, Ragusa). Un’operazione - secondo Mussolini - accettata «con perfetta disciplina», realizzata senza condizionamenti o contrattazioni con i gruppi di potere locale. «…. C’è stata una provincia soppressa, che ha dato spettacolo superbo di composta disciplina: Caserta. Caserta ha compreso che bisogna rassegnarsi ad essere un quartiere di Napoli. La creazione di queste province è stata senza pressioni degli interessati; è stato perfettamente logico che i segretari federali siano stati festeggiati, ma non ne sapevano nulla». Annuncia che, dopo i risultati del censimento della popolazione del 1931, opererà una “nuova sistemazione” delle province italiane; «ci saranno città – dichiara - che diventeranno province, se le popolazioni saranno laboriose, disciplinate, prolifiche».

Legislazione

Atti dei Consigli Provinciali

Presidenti e consiglieri

Prefettura
 
   
     
 
Il segretario comunale e provinciale
Fascismo e province
 
 
 
     
       
  Renata De Lorenzo    
       
 
Bibliografia