Tra le due guerre - L'Istituzione - Legislazione
La legislazione tra le due guerre

L'ordinamento comunale e provinciale fu profondamente modificato nei primi anni del regime, tra il 1925 e il 1928, nell'ottica di indebolire l'autonomia locale e rafforzare il ruolo centralizzatore dello Stato: furono eliminati sindaco, giunta e consiglio comunale, fu istituita la figura del podestà, creata la consulta, ridefinita la figura del segretario comunale, trasformando il Comune da organo di autogoverno a ente ausiliario dello Stato per la gestione dell'ordinaria amministrazione. La consulta, organo consultivo delle amministrazioni comunali, aveva funzioni esclusivamente consultive e solo il podestà poteva deliberare. I membri della consulta erano scelti dalle associazioni sindacali riconosciute e nominati, nelle grandi città, dal ministro dell'Interno.

25 novembre 1922
Consiglio e Deputazione provinciali sono sciolti e sostituiti da una Commissione straordinaria. Il Consiglio riprenderà l'attività fino al 23 dicembre 1926, quando sarà definitivamente abolito e sostituito da un'altra commissione.

30 dicembre 1923
R. D. n. 2839: riforma della legge comunale e provinciale.

4 febbraio 1926
Legge n. 237: A livello comunale il sindaco, la giunta e il consiglio vengono sostituiti dal podestà di nomina governativa e dalla consulta municipale, prima nei comuni inferiori ai 5000 abitanti, successivamente (RDL 3 settembre 1926, n. 1910) in tutti gli altri.

(E. Rotelli, Le trasformazioni dell'ordinamento comunale e provinciale durante il regime fascista, in S. Fontana (a cura di), Il fascismo e le autonomie locali, Bologna, il Mulino, 1973, pp. 105 ssg), R. Romanelli, Centralismo e autonomie, in Id. (a cura di), Storia dello Stato italiano dall'Unità a oggi, Roma, Donzelli, 1995, pp. 155-160).

27 dicembre 1928
Legge n. 2962, Riforma dell'Amministrazione provinciale: il regime introduce nuovi organi di governo provinciale: un Preside di nomina regia in sostituzione del Presidente e della Deputazione e un Rettorato di dieci membri al posto del Consiglio, entrambi nominati su proposta del ministro dell'Interno. Sono introdotte ulteriori competenze in materia di istruzione superiore, sanità, igiene, assistenza e agricoltura ma le funzioni sono quelle di ufficio di decentramento del potere centrale.

(E. Gentile, La via italiana al totalitarismo. Il partito e lo Stato nel regime fascista, Roma, NIS, 1995; S. Lupo, Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Roma Donzelli, 2000. Per l'aspetto amministrativo A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino, Einaudi, 1978 (I ed. 1965); S. Fontana (a cura di), Il fascismo e le autonomie locali, Bologna, il Mulino, 1973; I. Zanni Rosiello (a cura di), Gli apparati statali dall'Unità al fascismo, Bologna, il Mulino, 1976; E. Rotelli, Costituzione e amministrazione dell'Italia unita, Bologna, il Mulino, 1981, p. 214; R. Romanelli, Centralismo e autonomie, in Id. (a cura di), Storia dello Stato italiano dall'Unità a oggi, Roma, Donzelli, 1995, pp. 155-161.).

3 marzo 1934
Legge comunale e provinciale n. 383

4 aprile 1944
Decreto luogotenenziale n. 111, che stabilisce un regime transitorio per le amministrazioni comunali e provinciali. E' reintrodotta la Deputazione provinciale.

Legislazione

Atti dei Consigli Provinciali

Presidenti e consiglieri

Prefettura
 
   
     
 
Il segretario comunale e provinciale
Fascismo e province
 
 
 
     
       
  Renata De Lorenzo