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Presidi militari nell’isola d’Ischia nel Decennio francese

L’isola d’Ischia nel corso della sua secolare storia rappresenta da sempre un fondamentale sito strategico per la difesa militare.  Questa, di tipo passivo, è  costituita da numerose torri e torrioni dislocati lungo l’intero perimetro insulare o in posizione arretrata con funzione d’avvistamento. Le stesse case rurali, talvolta di tipo rupestre, opportunamente adattate ad osservatori, integrano il sistema difensivo militare. Di tale sistema “spontaneo” di avvistamento e segnalazione sorto in seguito alle frequenti incursioni della pirateria barbaresca restano visibili estese tracce nell’architettura “scavata” ancora esistente nell’isola.
Fin dai tempi più remoti, la difesa militare per eccellenza è tuttavia costituita dal poderoso nucleo abitativo e militare sorto lungo le pendici del piccolo isolotto trachitico, vero e proprio avamposto strategico a Nord dell’isola.
  Al culmine della cupola rocciosa che lo caratterizza, l’insieme della fortificazione trova il suo culmine nel castello, la cui funzione è indissolubilmente legata alle complesse vicende storiche e culturali dell’isola fino all’avvento dei Borbone. Qui la fortezza continua a svolgere la sua funzione di maggior riferimento militare dell’isola.

Nei primi anni, dopo l’avvento dei francesi (1806-1815), l’isola d’Ischia è al centro di un tentativo delle forze congiunte angloborboniche per la riconquista del Regno delle Due Sicilie. Durante il periodo francese, la posizione strategica dell’isola continua a rappresentare un approdo per il controllo del golfo e di fatto dei traffici marini della Capitale.

Nicoletta D’Arbitrio e Luigi Ziviello

Ischia, Incisione su rame, 1839 (12,5 cm x 8,5 cm), da: L'omnibus pittoresco, 1839.
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