Tra le due guerre - Cultura e Patrimonio - Promozione delle arti - La sceneggiata

La sceneggiata

«Fenomeno, formalizzato a partire dal 1919, che instaura un legame dialogante fra canzone e teatro, producendo una forma anfibia di spettacolo popolare, derivante per necessità da alcune componenti del varietà e ripresa anche sullo schermo cinematografico partenopeo» (Pasquale Scialò). Generalmente composta di tre atti, ambientata quasi sempre nei vicoli di Napoli, la sceneggiata descrive - sono ancora parole di Scialò - «l'esplosione di un conflitto interpersonale derivante da comportamenti in contrasto con i valori condivisi dal gruppo». Fondata sul tradizionale triangolo composto da “isso”, “issa” e “‘o malamente”, mette in scena contrasti ai quali la platea partecipa con un’adesione viscerale, al punto da causare talvolta situazioni realmente pericolose (si narra di risse e coltelli sfoderati tra gli spettatori, per eccesso di identificazione con i personaggi sul palcoscenico). Dal periodo d'oro degli albori, quello delle prime compagnie quali la Cafiero-Fumo o delle pellicole del muto, la sceneggiata trascorre per alterne vicende, conoscendo una fase di ripresa verso la fine degli anni ’60. Nate, per lo più, per illustrare celebri canzoni (Fenesta ca lucive, O sole mio, Pupatella, Zappatore), dette rappresentazioni esprimono al meglio l'essenza della cultura popolare partenopea.

Marina Mayrhofer

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