L'età napoleonica - Popolazione e territorio - Catasto

Il Catasto in età napoleonica

La riforma dell’amministrazione finanziaria nel Decennio rappresentò uno dei momenti più significativi per la storia del Mezzogiorno. La legge sulla fondiaria, con cui si abolirono le 104 imposte dirette prima esistenti  sostituite da una sola, gravante sugli immobili di proprietà dei cittadini, contribuì a stabilire un moderno apparato fiscale che, attraverso la creazione di un catasto dotato di una certa pretesa di scientificità, rese percettibile il territorio ai governanti.
Un primo impianto, detto precatastale, fu iniziato subito dopo la legge dell’agosto 1806 ed assunse la fisionomia di un lavoro preparatorio. Infatti esso ebbe carattere provvisorio ed una qualche sistematicità nella contribuzione si riscontrò solo a partire dal 1809. Tracce di questo impianto precatastale  per la provincia di Napoli sono conservate nell’Archivio di Stato di Napoli e si riferiscono per la massima parte ai vari casali di Napoli Città.
I Catasti provvisori veri e propri (così detti per distinguerli da altri di tipo geometrico particellare) furono disciplinati dal Decreto del 12 agosto 1809 e dalle Istruzioni Ministeriali del 1 Ottobre dello stesso anno e rappresentarono l’effettiva applicazione della manovra fiscale sul territorio.
Al loro interno furono inserite per la prima volta categorie non suscettibili fino a qual momento di prelievo fiscale  come la nobiltà,  istituti quali ospedali e orfanotrofi e gli ordini mendicanti. Se anche considerati singolarmente e non nel pacchetto di leggi di cui fecero parte, questi provvedimenti da soli conferirono allo Stato una fisionomia di indubbia modernità, dal momento che eliminarono qualsiasi isola fiscale, baronale o ecclesiastica che fosse, e posero tutte le proprietà sullo stesso piano nei confronti dello Stato.

I problemi non mancarono, dovuti in parte all’impreparazione tecnica degli agenti preposti alla formazione dei Catasti, in parte alla difficile situazione politico-economica in cui si trovarono a lavorare. I Catasti murattiani rappresentarono un indice decisivo della vitalità della provincia napoletana.

Nicola Molaro - Angela Solimene

Superficie boschiva in età murattiana.
La carta, relativa all’uso del suolo, è frutto della collaborazione tra R. De Lorenzo, F. Galluccio e L. Scarpa. Calcolata convertendo in ettari  il moggio, misura variabile da Comune a Comune, è stata ottenuta con elaborazione GIS dei dati dei Quadri riassuntivi dei catasti murattiani,  presenti presso l’Archivio di Stato di Napoli,  perlopiù  terminati negli anni 1813-1816.

Comuni, variazioni territoriali e di denominazione

Catasto

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