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I musei della Napoli postunitaria

Museo nazionale di Napoli, Ingresso

L’Unità d’Italia coglie l’unico grande Museo pubblico napoletano in una delicata fase di ripensamento sull’intera struttura e sulle sue funzioni. Divenuto “Nazionale”, infatti, il museo non solo continua ad incrementare il proprio patrimonio ma, grazie a Giuseppe Fiorelli rafforza e perfeziona il suo ruolo di fulcro dell’intero servizio decentrato di tutela del patrimonio storico-artistico. Il museo, parte integrante della rinnovata Soprintendenza agli Scavi e alle Antichità, cessa di rincorrere il settecentesco nesso scuola-museo e diventa una macchina tesa a perseguire e, soprattutto, conciliare quelli che da sempre sono i due fondamentali obiettivi di questa istituzione: esporre e conservare. Non è un caso che molta parte dell’attività del famoso archeologo, soprintendente e direttore del museo tra il 1862 e il 1875, sarà rivolta alla riorganizzazione delle collezioni, determinante anche per la successiva fisionomia del museo. E se è vero che “l’esasperata gerarchizzazione delle varie categorie di oggetti […] e l’esposizione del materiale in base a criteri di scelta tecnologica portarono allora allo smembramento dei corredi ed alla negazione del carattere unitario dei complessi di scavo”, resta indubbio che l’attività di pubblicazione dei cataloghi – che per Fiorelli dovette precedere qualsiasi attività – svolta dal 1866 al 1871 abbia dato vita ad un fondamentale strumento di lavoro di cui, ancora oggi, ci si avvale in maniera proficua. La riorganizzazione di un così ampio contenitore e di un tanto diversificato contenuto (oggetti d’arte antica, dipinti, libri, spazi di produzione culturale) ha, del resto, spesso comportato dibattiti ed aspre polemiche. Tra le più note – per quel che riguarda questo periodo storico – quella che costò a Ettore Pais (1901-1904) il posto di direttore del museo. Accusato di eccessivo modernismo e di aver apportato al precedente allestimento una serie di trasformazioni con criteri “rivoluzionari”, Pais seppe però dare rilievo alla preistoria e sistemare, con scelte che saranno sostanzialmente mantenute dai suoi successori, le collezioni archeologiche del piano terra, destinate ad illustrare la storia dell’arte e la storia del ritratto, e la pittura murale pompeiana ed ercolanese per “stili” e luoghi di provenienza.

Napoli, Museo Gaetano Filangieri

Negli anni immediatamente successivi all’Unità, la storia dei musei napoletani si sposta però anche altrove e vede la nascita di quel sistema museale cittadino ancora oggi ricchissimo di potenzialità. I musei che sorgono per iniziativa pubblica o privata a partire dagli anni ’70 del XIX secolo abbandonano ogni finalità encomiastica ed hanno come funzione predominante quella di servire alla città come luogo di conservazione, esposizione e studio dei suoi documenti, di essere archivi di una storia “patria” utile allo sviluppo di una coscienza nazionale e spazi di un’immagine urbana che sta rapidamente trasformandosi. Musei della città e per la città, istituti come il Museo Gaetano Filangieri (profondamente legato al coevo Museo Artistico Industriale) e il Museo di San Martino si collegano a quel grandioso fenomeno italiano che è il “museo civico” istituzione determinante nel processo di formazione della struttura portante della “collezione locale” italiana di cui questa tipologia museale cambia metodi e obiettivi diventando il punto di partenza per ogni futura conoscenza, tutela e valorizzazione di interi territori. Raccogliendo, ad Italia unita, le testimonianze delle civiche virtù e delle antiche indipendenze comunali, i musei locali vengono anche investiti di un ruolo ideale: sono il luogo dell’orgoglio municipalistico espresso tra l’altro anche dai lasciti alle città di grandi e piccole collezioni private, “motivati dal desiderio di offrire loro strumenti di formazione efficaci rispetto ai problemi di un orizzonte culturale non meramente locale mentre si ponevano allo stesso tempi come una sorta di monumento alla memoria del donatore”. In questo contesto, oltre al già citato Filangieri, va ricordato il Museo Correale di Sorrento (donato nel 1902 ma inaugurato nel 1924), primo museo pubblico della provincia napoletana.

Nadia Barrella

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