L'Italia repubblicana - Eventi - Emigrazione e immigrazione
I bombardamenti di Napoli

Durante la seconda guerra mondiale Napoli – che la propaganda fascista ha esaltato per un importante ruolo strategico, grazie al suo porto e alla posizione strategica nel Mediterraneo,  centro di raccolta delle truppe impegnate nella campagna d’Africa – subisce più di cento bombardamenti: da parte dell’aviazione alleata e – dopo il settembre 1943 – da parte di quella tedesca (fino al maggio 1944). La popolazione napoletana sconta così la colpa dell’adesione entusiastica alla guerra, nata dall’incapacità d’immaginare l’impatto sconvolgente che avrebbe avuto sulla popolazione civile e sulla vita quotidiana, dal momento che il punto di riferimento è rappresentato dalla Grande Guerra, un conflitto combattuto nelle trincee dai soli soldati.
Proprio per il ruolo centrale rivestito da Napoli nella strategia militare italiana i bombardamenti iniziano presto e vanno via via intensificandosi, riducendo la popolazione in uno stato di prostrazione accresciuto dalla miseria, dovuta alla carenza dei generi alimentari e all’aumento dei prezzi. Gli attacchi aerei bloccano spesso il porto, rendendo sempre più difficile gli approvvigionamenti per le truppe al fronte e per i cittadini. Nell’autunno del 1941 cominciano perciò i tristi razionamenti dei generi di prima necessità: pasta, pane, riso; nasce una cucina poverissima basata sugli scarti, sulle bucce dei piselli, sui torsoli di cavoli, che per tanti decenni dopo la fine della guerra avrebbe ossessionato i ricordi dei napoletani. Di fronte ai bombardamenti la città è assolutamente impreparata, avendo pochi ricoveri pubblici efficienti e una difesa antiaerea inadeguata, affidata prevalentemente ai cannoni delle navi ormeggiate nel porto. Le prime bombe sono lanciate la notte del 1° novembre 1940 dall’aviazione inglese, che continua a bombardare Napoli nei mesi successivi. Il 4 dicembre 1942 il primo attacco diurno trova la popolazione del tutto impreparata e provoca 900 morti; è il primo di una serie di bombardamenti di forte intensità ad opera dell’aviazione americana, che durano fino alla cacciata dei tedeschi. Subito dopo aver lasciato la città alle forze anglo-americane, iniziano i bombardamenti da parte dell’aviazione tedesca.
Le conseguenze dei bombardamenti sono disastrose: la città è ridotta in condizioni disperate, priva d’energia elettrica e di rete idrica, col gasometro distrutto, il porto divenuto cimitero di navi, gli ospedali privi di mezzi sanitari, le case abbattute, le strade cancellate, cadaveri, in ogni dove, in avanzato stato di putrefazione. Oltre al porto sono colpite la ferrovia e le fabbriche più importanti situate a Napoli e in provincia. Il 1943 è l’anno più luttuoso e terrificante, con ben 81 incursioni aeree; inoltre il 26 marzo esplode nel porto la nave «Caterina Costa» carica di muni­zioni: lo scoppio tremendo fa 549 morti e oltre 3.000 feriti in tutta la città, perché frammenti di lamiera e parti di bombe arrivano fino a Piazza Carlo III e a Spaccanapoli, colpendo le persone fin dentro le loro abitazioni. I bombardamenti del 17 luglio e del 4 agosto provocano la morte di tremila cittadini e distruggono una parte consistente del patrimonio artistico cittadino, tra cui la basilica di Santa Chiara.
Il dolore dei napoletani cresce e diventa rabbia con l’occupazione tedesca del 13 settembre. Il 27 l’esercito di Hitler effettua una colossale retata nella città per costringere i napoletani al lavoro obbligatorio; il giorno dopo l’inizia l’insurrezione delle «Quattro giornate».

Silvio de Majo

 
 
Bibliografia  

 

Epidemie

Calamità naturali

Guerre