L'Italia unita - Eventi - Epidemie - Colera del 1884

Il colera del 1884 a Napoli

Moritz von Schwind, Il suonatore e l'eremita, 1846

Le condizioni igienico-sanitarie di Napoli nel corso dell’Ottocento si rivelano particolarmente favorevoli all’attecchire e al diffondersi del colera, che colpisce la città in più occasioni a partire dal 1836-‘37, quando provoca 20.000 morti. Dopo di allora, con frequenza pressoché decennale, la malattia ritorna a infierire a Napoli e la notevole diffusione che vi ha, soprattutto in alcuni anni, rappresenta quasi una sorta di misurazione delle condizioni di estremo degrado igienico in cui versa gran parte della città. Sul finire dell’estate del 1884 una nuova epidemia di colera si abbatte su Napoli e su gran parte della provincia. Com’era accaduto in passato, l’epidemia ripropone una netta linea di demarcazione tra i vari quartieri della città, mettendo in luce l’esistenza della forte diseguaglianza che caratterizza la società napoletana. La fascia più povera vive nei quartieri di Porto, Mercato, Pendino e Vicaria, descritti dai contemporanei come «un fomite di malsania e d’infezione, ed un pericolo permanente non solo per la Città, ma per l’intero Regno». Questo giudizio è confermato dalle statistiche sulla diffusione della malattia nei dodici quartieri in cui è suddivisa Napoli: a Porto, Pendino, Mercato e Vicaria si registrano 9.086 casi, rispetto ai 3.158 delle altre otto sezioni. In seguito a queste tragiche vicende il governo elabora un piano per migliorare le condizioni di vita della popolazione, che diventa la Legge per il risanamento della città di Napoli.

Claudia Petraccone

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Bibliografia